Immigrazione: associazioni cattoliche bocciano il 'pacchetto sicurezza'

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"Offendono la dignità umana", sollevano "indignazione morale", costano molto e non garantiranno il raggiungimento degli obiettivi per le quali sono state pensate. E’ la denuncia nei confronti delle proposte di legge sull'immigrazione - il "pacchetto sicurezza" - in discussione al Senato (il ddl. n.773) da parte delle associazioni cattoliche Comunità di Sant’Egidio, Acli, Centro Astalli e Comunità Papa Giovanni XXIII, che con una conferenza stampa tenuta lunedì scorso hanno chiesto al Governo e al Parlamento di "riflettere attentamente sulle misure da assumere e sul clima generale che si sta creando in Italia verso le persone straniere, considerate 'cittadini di seconda categoria'".

Le associazioni passano in rassegna le norme della proposta di legge riguardanti matrimonio, cure mediche, residenza, tassa sui permessi di soggiorno, reato di clandestinità e prolungamento della permanenza nei centri di identificiazione ed espulsione e bocciano l’intero pacchetto che è in esame al Senato. Il disegno di legge limita infatti gravemente i diritti della famiglia, prevedendo l'incapacità al matrimonio con effetti civili per lo straniero privo del permesso di soggiorno. "Quando la possibilità di vivere legalmente in famiglie – affermano le associazioni – assicura non solo stabilità e serenità a uomini, donne e minori, ma evita loro percorsi di marginalità garantendo alla nostra società una maggiore sicurezza".

Il disegno di legge introduce il reato di ingresso e permanenza illegale sul territorio dello Stato. "Se confermato – spiegano le associazioni cattoliche – il cosiddetto reato di clandestinità costringerebbe lo Stato a celebrare con inutile spesa decine di migliaia di processi che si concluderanno, in caso di condanna, con la comminazione di una sostanziosa pena pecuniaria di fatto inesigibile a carico di indigenti, o comunque di non abbienti". Anche l’estensione a 18 mesi del tempo di detenzione dei migranti irregolari nei centri di identificazione per l’espulsione finirebbe per assorbire "ingenti risorse che meriterebbero più positiva destinazione". Così la norma che prevede il divieto – per italiani e stranieri – di iscrizione anagrafica in mancanza della disponibilità di un alloggio dotato di idonea certificazione dei requisiti igienico-sanitari, se approvata "lascerebbe senza residenza, dunque non rintracciabili e meno tutelate, un’ampia porzione della popolazione pur legalmente presente sul territorio".

Infine, il disegno di legge prevede l'onere di esibizione del titolo di soggiorno per la presentazione di istanze o l'ottenimento di autorizzazioni od atti riguardanti lo stato civile delle persone; nonché per l'accesso ai servizi pubblici. "Questa norma – concludono le associazioni – renderebbe inaccessibili agli stranieri irregolarmente soggiornanti servizi pubblici anche essenziali, mettendone in alcuni casi a rischio la sicurezza della vita e della salute, senza alcun giovamento ed anzi con maggiore danno per la pubblica sicurezza. Verrebbe inoltre pregiudicato il compimento di atti di stato civile fondamentali, primi fra tutti la richiesta delle pubblicazioni per il matrimonio e la stessa formazione degli atti di nascita dei minori stranieri, con grave pregiudizio per la certezza dei rapporti familiari e di stato civile, pregiudicando l'esercizio dei diritti e dei doveri nascenti dalla relazione di coppia e dal legame di procreazione".

Va ricordato che nelle scorse settimane i vertici della Fondazione Migrantes della Cei avevano denunciato le norme del 'pacchetto sicurezza' in discussione al Parlamento, e la norma che - se approvata - obbligherebbe i medici a denunciare gli immigrati irregolari che si rivolgono a loro per ricevere delle cure e, più in generale, lo scivolamento del Governo "verso posizioni ispirate al principio della indesiderabilità" nei confronti degli immigrati.

Nei giorni scorsi Medici Senza Frontiere e altre 50 associazioni hanno protestato contro l'emendamento promosso dalla Lega Nord che intenderebbe introdurre la norma della segnalazione dei migranti irregolari che si rivolgono ad una struttura sanitaria. Con lo slogan "Divieto di segnalazione: siamo medici e infermieri, non spie", le associazioni hanno promosso un appello onlinee lunedì scorso con una fiaccolata davanti a Montecitorio hanno manifestato per chiederee di abrogare l'emendamento.

Anche la Sezione italiana di Amnesty International in un comunicato denuncia che il 'disegno di legge sulla sicurezza' "contiene restrizioni di varia natura che, se approvate, colpirebbero molti aspetti della vita quotidiana di migranti, richiedenti asilo e rifugiati". Amnesty International ribadisce che "la previsione di una sanzione penale per l'ingresso irregolare costituisce un metodo di contrasto la cui funzionalità è tutta da dimostrare e, d'altro canto, può dare origine a specifiche violazioni dei diritti umani, soprattutto se inserita in un complessivo abbassamento delle garanzie". La Sezione italiana di Amnesty International ha rivolto perciò "un forte appello" al Senato affinché "mostri attenzione verso i diritti umani nell'operare le importanti scelte su cui è chiamata a pronunciarsi in questi giorni". [GB]

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